Decameron

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Il Prescelto
view post Posted on 13/6/2006, 18:31




Il Decameron
Boccaccio comincia a comporre il Decameron subito dopo la peste di Firenze del 1348. La stesura iniziò nei primi mesi del '49 ma alcune delle novelle erano più vecchie di questa data. All'epoca Boccaccio ha trentacinque anni, come Dante durante la composizione della Divina Commedia, e si pensa che questo possa aver influito sull'importanza che Boccaccio ha dato al suo libro. La fine della composizione è il 1351 (massimo il 1353). Il titolo Decameron è greco e significa dieci giornate, ed è ripreso da un libro di Sant'Ambrogio. All'inizio dell'opera, nel proemio dice subito che il libro è “cognominato” Galeotto, prende spunto in ciò dall'episodio dantesco di Paolo e Francesca, in cui Galeotto aiuto Lancillotto nel suo amore; anche il libro di Boccaccio ha questo scopo, aiutare le donne in amore. Per la lettura abbiamo il libro autografo di Boccaccio del 1370. Dopo il proemio la prima giornata inizia con una rubrica, dove si riassume ciò che sarà detto in questa giornata; ogni novella poi ha una sua rubrica dove sono dati i suoi contenuti e i temi trattati. L'opera è divisa in tre livelli: la super-cornice, dove a parlare è l'autore, la cornice, dove parlano i 10 narratori, e le novelle, dove si raccontano le storie. Il numero delle novelle dovrebbe essere cento ma l'autore ne inserisce un'altra all'inizio della quarta giornata, per difendersi dalle accuse dei critici. E' l'eccezione che conferma la regola, spesso presente in Boccaccio (infatti 100 è perfetto, come i canti della Divina Commedia). La cornice ha scopo di collegare i racconti secondo una tradizione araba, connette, commenta e distingue le novelle e rappresenta l'atmosfera in cui vivono i 10 giovani, scappati in campagna per la paura della peste. Le sette ragazze sono quelle che decidono di andare in campagna e dopo un colloquio nella chiesa di Santa Maria Novelle si uniscono a tre giovani, rispettivamente innamorati di tre ragazze del gruppo. I personaggi sono Pampinea, la saggia, Elissa, Lauretta, Neifile, Fiammetta, Filomena, Emilia, Panfilo, Filostrato, Dioneo. Alcuni di questi sono ripresi dalle altre opere di Boccaccio, come Panfilo (sotto cui si cela l'autore) e Fiammetta, già nell'Elegia di Madonna Fiammetta, Emilia, personaggio del Teseida, Dioneo, nell'Ameto, Filostrato nell'opera omonima. Inoltre i nomi richiamano il comportamento dei personaggio, come Dioneo, che significa figlio di Venere e di comportamento licenzioso. La comitiva si reca per due settimane in un palazzo a due miglia da Firenze. Decidono di nominare un re per ogni giornata, spetta a lui decidere le novelle e il tema. Alla fine della giornata uno dei novellari canta una canzone. La prima e la nona giornata però non hanno argomento preciso, ma tema libero, in più Dioneo non si attiene all'ordine del novellare e deciderà di essere sempre l'ultimo a raccontare la novella tranne che per la prima giornata e in più non si attiene spesso al tema. Nell'opera l'autore dice di volersi prendere cura delle donne “afflitte d'amore” e di voler insegnare loro cosa “fuggire” e cosa “seguitare”. La prima giornata inizia con la descrizione dell'incontro dei dieci, e con la descrizione della peste a Firenze. Essi escono dalla città per continuare a poter vivere nell'onestà borghese che distingueva la loro classe e non restare nello sfacelo della peste, che rende gli uomini dissoluti. Anche se trattano di situazioni scabrose inoltre ne restano sempre distaccati con eleganza. Non curandosi delle possibili maldicenze dei cittadini si recano quindi nel contado.
Le novelle
Prima giornata: La regina è Pampinea, che aveva deciso di “prendere diletto” con le novelle. Il tema è libero, ma il motivo dominante è quello religioso e le risposte pronte per togliersi dai guai. Vengono presi in giro i preti e la loro ipocrisia, e viene valorizzato l'ingegno individuale. Nella Novella di Ciappelletto, Panfilo parla di un mercante e della dabbenaggine dei preti, che lo prendono per santo, anche se in verità è un peccatore e un non religioso. Viene data una netta distinzione fra piano umano e divino. Alla fine della giornata Emilia canta una canzone sull'onestà del vivere
Seconda giornata: è retta da Filomena, e ha come tema il potere della fortuna che porta a situazioni incredibili ma a lieto fine. Si ha il tema del travestimento, che aumenta l'avventura delle novelle e la loro comicità; a questo motivo è ricollegato quello dell'agnizione, del riconoscimento. Il tema avventuroso fa sì che anche i paesaggi siano vari e siano presenti molti paesaggi mediterranei, molto vicini alle conoscenze di Boccaccio. Nella Novella di Andreuccio da Perugina, la quinta di questa giornata, Fiammetta racconta della sorte avversa di Andreuccio, recatosi a Napoli per alcuni mercati su cavalli. Dopo molte situazioni sfortunate e dopo esser stato derubato ritorna più ricco e saggio a Perugia. C'è in questa novella il conflitto fra fortuna ed ingegno. La sorte avversa non impedisce ad Andreuccio di tornare più ricco a casa.
Terza giornata: retta da Neifile, il tema è il raggiungimento dell'oggetto del desiderio tramite l'ingegno. Il tema apre alla trattazione erotica e infatti è presente nella maggior parte delle novelle ciò. Anche i frati e le monache fanno parte dei protagonisti, questo per indicare che la natura è una forza troppo grande per essere repressa. In più traspare una “democrazia amorosa”, sia i nobili che i poveri si innamorano e l'amore e l'eros è presente ovunque. Inoltre è presente la “democrazia dell'ingegno”: l'ingegno non è dato dalla classe sociale di appartenenza ma dalle abilità date dalla natura al singolo. In La novella dello stalliere del re Agilulfo si parla di queste due democrazie.
Quarta giornata: è quella della difesa dell'autore; prima di tutto dice che pensava di essere esente dalle critiche per il tema non elevato che tratta, poi quando dice di esser stato criticato per: a)badar troppo alle donne b) di star troppo con loro e poco con le muse c) di avere un età adulta non adatta a scrivere ciò che scrive d) di non pensare a guadagnare. L'autore risponde dicendo che a) che la natura e l'impulso amoroso è troppo forte e chi non lo descrive non parla neanche delle donne. b) le muse sono donne c) anche Dante aveva la sua stessa età quando compose le sue opere d) è pronto alla miseria e pensa di vivere di più di chi pensa ai guadagni. Il re della giornata è Filostrato (abbattuto d'amore) e per ciò il tema non è altro che amori con finale infelice. L'unico a dare gioia alla giornata sarà Dioneo, nell'ultima novella. Nelle novelle è ripresa l'autodifesa dell'autore e l'impossibilità di fermare il desiderio e l'ipocrisia di chi non vede la sua presenza immanente nel mondo. Si parla della nobiltà d'animo delle innamorate e nella giornata appare più volte la figura del corpo morto dell'amato portato davanti alla amata, che a quel punto si uccide. La nobiltà d'amore e d'animo non sempre coincidono, anche se Boccaccio usa in questa giornata oltre ad un linguaggio più elevato la figura dell'antico come esempio di nobiltà. In La novella di Tancredi e Ghismunda l'autore per mezzo di Fiammetta parla della nobiltà d'animo delle innamorate, del “cupiscibil desiderio”, non una cosa vergognosa ma nobile e ragionata.
Quinta giornata: la regina è Fiammetta, si raccontano amori a lieto fine. E' presente in molte di queste novelle il tema dello sperpero di denaro che non influenza però la nobiltà d'animo; è ancora delineata la differenza fra sorte e ingegno. Si ha in questa giornata poi anche il tema dell'agnizione, e della avventura amorosa. In La novella di Federigo degli Alberghi, narrata da Fiammetta, Federigo mantiene la sua nobiltà fino alla fine, dando da mangiare alla donna che ama il suo unico sostentamento, il falco, che gli dava il cibo. Si parla inoltre della decadenza della nobiltà feudale e della nuova classe che en mantiene la nobiltà, la borghesia, che al contrario è più accorta e attenta.
Sesta giornata: Elissa è la regina di questa giornata, inizia con un diverbio fra due servitori sull'onestà e la verginità delle donne in procinto di sposarsi. Il tema è quello della risposta arguta; per questo queste novelle sono molto più brevi di quelle delle altre giornate e per aumentare la lunghezza del capitolo Boccaccio mette questo diverbio alla fine e aumenta la descrizione della cornice. L'ambito, come per tutte le storie comiche, è la Toscana. Nella Novella di Chichibio e la gru si riprende il tema della democrazia dell'ingegno e la morale relativistica di Boccaccio. Nella Novella di frate Cipolla, Dioneo parla ancora del malcostume della chiesa ma anche dell'ingegno del singolo. Si tratta in modo satirico di questa vicenda, dove il prete prende letteralmente in giro con false reliquie i credenti.
Settima giornata: il re è Dioneo, il tema sono le beffe ai mariti e l'astuzia femminile. E' data omogeneità alle diverse novelle per la stessa ambientazione e per il triangolo erotico moglie-marito-amante, dove le astuzie fanno raggiungere un desiderio o fanno scampare una situazione difficile. I tratti sono fissi: marito stupido o geloso, donna astuta, amante prestante e giovane. L'opposizione di valore-valore, come quella marito-moglie, è molto facile da trovare. Inoltre anche la condizione del marito (di solito ricco) è in contrapposizione con quella dell'amante (povero).
Ottava giornata: retta da Lauretta, come tema le beffe. L'ambientazione è Toscana. Lo sfondo è erotico ma anche economico; essi si intrecciano a vicenda in più novelle. Compare Calandrino, presente in altre novelle boccaccesche. In una delle sue novelle quella di Calandrino e l'elitropia, dove si prende in giro la dabbenaggine e l'ingenuità (a cui sono associate la condizione sociale).
Nona giornata: la regina è Emilia, il tema la gioia di vivere, i doveri delle donne, le beffe. Il tema è gioioso, si inneggia la forza della natura e la felicità dei sensi. Secondo Boccaccio poi le donne si devono sottomettere al volere dell'uomo. Nella novella della badessa e le brache, raccontata da Elissa, si ha molta ironia e inoltre non si critica il comportamento dissoluto, ma l'ipocrisia di chi nasconde il piacere.
Decima giornata: il re è Panfilo, il tema la liberalità e la magnificenza. Attraverso la liberalità l'uomo raggiunge la fama e vince la caducità. In questa affermazione si ha il preumanismo e una laicicità spiccata. In questa giornata il linguaggio si eleva e con lui il personaggi, nobili e cortesi. Si parla di amore, gentilezza, amicizia, liberalità. L'ultima novella del Decameron è l'opposto della prima perché molto più nobile nel significato.
Le conclusioni sono date da Dioneo, che dice che la comitiva è sempre stata onesta ed elegante. Alla fine i 10 tornano a Firenze e si salutano davanti alla chiesa di Maria Novelle. Prende la parola l'autore che inizia di nuovo a difendersi dicendo che la forma usata è coerente con il tema, difende il linguaggio non sempre alto e con doppi sensi, dicendo che è naturale, e inoltre dice che i temi sono perversi solo se chi li legge è perverso.
Boccaccio indica per la letteratura tre livelli di stile: alto o tragico, quello mezzano e il “fabuloso parlare degli ignoranti” e cioè i miti e le favole. Il Decameron, di argomenti comici, appartiene quindi allo stile mezzano. L'intento dell'opera è edonistico e utilitario, scritto per dilettare le donne, e per istruirle. Il tema edonistico è affermato: bisogna accettare e rispettare il desiderio. Inoltre con Boccaccio l'intrattenimento entra a far parte dell'opera d'arte, sottraendola alla morale e alla teologia. Inoltre il carattere utilitario non è più precettistica ma indica una serie di comportamenti che devono insegnare una morale relativistica, devono far imparare a saper scegliere, alla ricerca di un equilibrio fra desiderio (natura), fortuna (sorte) e onestà del vivere civile. Quindi dal divertirsi può nascere un insegnamento. Nella sua opera Boccaccio dice di scrivere: novelle (cronaca), favole (temi scherzosi), parabole (racconti moralistici) e istorie (carattere storico). Lo stile che è maggiormente presente è quello comico ma per ogni situazione, dice l'autore nelle conclusioni, le parole e la lingua cambiano, dando centralità all'estetica dell'opera. L'arte per Boccaccio è solo laica. Riprende l'uso della cornice dalla cultura araba, le storie oscene dalla cultura greca e latina, usa i temi delle fabliaux e delle vidas…La sua morale è aperta, il suoi valori relativi. Inizia la novellistica perché prima di lui, per esempio nel Novellino, si tendeva alla morale, tralasciando l'attualizzazione e le descrizioni accurate. Rispetto al Filocolo si ha intertestualità con uno stesso autore, e cioè riprende dall'opera antecedente una novella; ne aumenta la caratterizzazione e quindi la lunghezza, in più rispetto a prima il cavaliere nella novella non è convintissimo di ciò che fa e resta aperta la morale. Si ha un rapporto diverso narrazione-controversia: mentre nel Filocolo con la narrazione si scioglie la controversia, la narrazione del Decameron la apre. Nel linguaggio usa la retorica medioevale e il cursus meno di quella classica, mantenendo il cursus (planus, tardus, velox) ma dando un ritmo più armonioso grazie all'ipotassi, e all'endecasillabo. Usa poi imitando la prosa latina il gerundivo e i participi, con valore di ablativi assoluti. Questi aspetti si trovano quando i temi si innalzano. Mentre nelle favole di Boccaccio, quelle comiche, lo stile è frammentario, agile, mimetico (discorso diretto), incline al parlato; il linguaggio è più basso e i personaggi sono caratterizzati nel linguaggio geograficamente, e cioè spesso per mezzo dei loro dialetti (non sempre così). Il linguaggio infatti indica spesso la classe sociale o la virtù d'animo del personaggio. Ciò porta al plurilinguismo, strettamente collegato al pluristilismo. Il volgare fiorentino tende a stabilizzare il linguaggio allo stile medio ma resta la presenza del mescolato nell'opera boccaccesca. Secondo Baratto si ha nel Decameron: novelle (pezzi di vita salienti di un personaggio), racconti d'azione, romanzo (formazione del personaggio), contrasto (storia con discorsi fra classi diverse), commedia (dialogo comico) e mimo (battute). La struttura a cornice è tipicamente medioevale nella ricerca di ordine. L'ordine dato può sembrare ascensionale, e cioè l'autore parte da un esempio negativo (ser Ciappeletto), per arrivare alla definizione più alta di liberalità e amore (ultima novella). Ma la struttura non è verticale ma orizzontale, e ogni novella è inserita in “grappoli”, dove si ha un tema comune fra di esse. Forse poi l'opera era stata divisa in due, dal 1° al 6° e dal 6° al 10° per i vari parallelismi trovati fra le due parti. In più a differenza della cornice del Filocolo qui non si ricerca la morale come anche Dante fa, ma si lascia la problematica aperta e con prospettive diverse (poliprospettivismo), anche fra i diversi livelli. In Boccaccio non ci sono passioni civili, la sua utopia è laica e rivolta al comportamento del singolo, e non alla società. Lo spazio: da una parte un polo è dato dai racconti che si svolgono nel mediterraneo, descrivono luoghi di mercato, molto conosciuti da Boccaccio. L'altro polo è Firenze e qui per la prima volta appare il personaggio della folla. In più gli inurbati sono contrapposti ai cittadini. L'avventura cittadina dà il potenziale alla narrativa cittadina. Grande realismo in tutto, nelle figure, nei luoghi, nei tempi, nella psicologia dei personaggi, sempre caratterizzate, mai caricaturali. Il Decameron è una commedia sociale, in esso è presente ogni classe. Il realismo comico fa poi si che la comicità sia vista distaccatamente, con un sorriso che partecipa sopra le parti.



 
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